DAL RIF.BERNI 2.541 AL P. DEL GAVIA SI SALE PER FACILE SENTIERO AL BIVACCO SEVESO 3.398 E QUINDI ALLA P .TRESERO 3.594. SI PROSEGUE PER CRESTA FACILE E SCAVALCANDO LA P. PEDRANZINI 3.599 E LA CIMA DOSEGU 3.560 SI SALE ALLA CIMA SAN MATTEO 3.678. SI SCENDE BADANDO AI CREPACI E QUINDI SI RAGGIUNGE LA CIMA GIUMELLA 3.594. (QUEST'ULTIMA RESTANDO LEGGERMENTE DEFILATA DALLA CRESTA SI PUO EVITARE ). SI SCENDE QUINDI AL BIVACCO MENEGHELLO 3.340 OVE CONVIENE PERNOTTARE. IL BIVACCO SI TROVA SULLA CRESTA ALCUNI METRI SOPRA IL COLLE DEGLI ORSI; E' IN LAMIERA ZINGATA ED E' POCO VISIBILE IN CASO DI NEBBIA. IL GIORNO SEGUENTE SI SCENDE AL COLLE ORSI 3.304 E SI RAGGIUNGE FATICOSAMENTE LA CIMA CADINI 3.524 OVE SI TROVANO ALCUNI RESTI DI BARACCAMENTI MILITARI. SI SCENDE AL COLLE CADINI 3.409 E QUINDI SI RAGGIUNGE L'ANTICIMA DELLA ROCCA S. CATERINA. PER CRESTA, DAPPRIMA FACILE E QUINDI PIU AFFILATA, SUPERANDO SULLA SIN L'ULTIMO TRATTO SI RAGGIUNGE UNA PLACCA CON FESSURA (V- opp. A0) E CATENA CHE PORTA IN VETTA ALLLA ROCCA S. CATERINA 3.529. SI SALE ALLA CIMA PEIO 3.549E QUINDI ALLA CIMA TAVIELA 3.612. PER CRESTA FACILE SI RAGGIUNGE LA SPALLA TAVIELA 3.528. DALLA SOMMITA' SI SCENDE LEGGERMENTE A SIN PER ROCCE NON DIFFICILI MA INFIDE E PIEGANDO GRADATAMENTE SULLA DEX SI RAGGIUNGE UNA ZONA DI ROCCE ROSSE E QUINDI UN CANALE CHE CONDUCE AL COLLE VIOZ 3.330.SI SALE AL VIOZ 3.645 E QUINDI SI SCENDE AL RIF. MANTOVA 3.535 OVE CONVIENE PERNOTTARE.
SI RISALE AL VIOZ 3.645 E CON EVIDENTE PERCORSO, PONENDO ATTENZIONE AI CREPACCI SI SCENDE AL PASSO V. ROSSA 3.405 E QUINDI SI SALE AL PALON DE LA MARE 3.703. CON PERCORSO GLACIALE SI SCENDE AL COL DE LA MARE 3.442E QUINDI SUPERANDO IL BIVACCO COLOMBO 3.485 SI SALE PER CRESTA FACILE AL M. ROSOLE 3.529 E QUINDI AL PASSO ROSOLE 3.502 SI INIZIA LA SALITA AL
CEVEDALE 3.769, PER CRESTA NEVOSA, TENENDOSI LEGGERMENTE SULLA DEX. DALLA VETTA DEL CEVEDALE SI SCENDE PRIMA AL RIF. CASATI M. 3.254 E QUINDI AL RIF.PIZZINI 2.700, OVE TERMINA LA LUNGA ASCENSIONE.
I primi due giorni di traversata tutto ok. Primo giorno dal Gavia al Meneghello, secondo giorno dal Meneghello al Vioz. Il terzo giorno partiamo col bel tempo, ma poco prima di guingere sul Palon de la Mare viene su vento, nebbia e neve. Riusciamo con l'aiuto della bussola a raggiungere il biv. Colombo. Restiamo tutto il giorno e la notte in bivacco, senza cibo e con poca acqua. La mattina seguente col cellulare chiediamo informazioni al Casati; ci dicono che il tempo dovrebbe migliorare e che il percorso non presenta problemi. Due spingono per partire, io vorrei restare ma poi cedo e si parte. La cresta del Rosole è un supplizio: nebbia nera, tracce nascoste dalla neve e dal verglas: mi toccava scavare a cercare i segni dei ramponi sulle rocce...
Al colle del Rosole, sotto il Cevedale sono piu rilassato, TEORICAMENTE dovremmo esssere fuori dai problemi.. saliamo verso la vetta del Cevedale. Giungiamo su un rilievo con una croce,pensiamo sia la vetta del Cevedale, foto, quindi cerchiamo la discesa.. Procedevo tastando il terreno davanti ame col puntale della piccozza. non distinguevo fra nebbia e neve su una crestina esile e affilata. Dopo una decina di metri la cresta si interrompe: la picca non sente nulla ed il vuoto è intono a me. torno indietro . non capisco dove siamo. Sul Cevedale c'ero stato qualche anno prima e dalla vetta la cresta proseguiva sino ad incontrare una evidentissima traccia che conduce al Casati. Qui la cresta era finita e dove si doveva andare.Col cellulare. chiamiamo il Casati, cerchiamo di spiegargli la posizione ma questo non capisce dove siamo, in compenso aziona la sirena, per indicarci la direzione. La sentiamo e ci dirigiamo in quella direzione, ma il pendio precipita vertiginosamente verso il basso: provo qualche variante, ma non c'è nulla da fare. Scendiamo una cinquantina di metri, superiamo in discesa la terminale (sempre nella nebbia piu fitta) e qualche altro crepaccio, poi non sentiamo piu neanche la sirena.. richiamiamo il Casati , ma questo ci dice che la sirena è in funzione. Quando eravamo in alto non sentivamo la sirena proveniente dal Casati, ma la sua eco che rimbalzava dal Pasquale… .Chiamiamo il Vioz, il gestore è una guida e capisce al volo la nostra posizione: siamo neli guai e dobbiamo cavarcela da soli. Siamo fuori via, in una zona di crepacci e seracchi, il tutto coperto da una trentina di cm. di neve fresca. Vengono fuori anche le carenze tecniche e psicofisiche dei miei compagni: mi sento addosso anche il peso della
responsabilità nei loro confronti. Scendo con molte, tutte le precauzioni possibili, non ostante tutto cado in crepaccio almeno una dozzina di volte, senza conseguenze fisiche, ma lo stress si accumula, dopo almeno 4 ore di discesa alla ceca, (la nebbia invece di diradarsi si infittiva sempre piu),sforiamo verso il basso la nebbia, vediamo in lontananza il Pizzini, ci sono ancora molti crepacci, ma adesso si vedono e si possono evitare. in breve (si fa per dire) siamo fuori dal pericolo. Quando sono fuori dal ghiacciaio mi levo i ramponi, e inzio a correre verso il basso, uno sfogo nervoso, come per allontanarmi piu in fretta possibile da quel posto maledetto.. Guardando il ghiacciaio, fin dove questo si perdeva nella nebbia, mi rendevoconto di quello che avevamo rischiato.
La
foto a fianco rende PALLIDAMENTE l'idea del tempo che abbiamo trovato..