Ma l'Alpe Sisa è una montagna??? E' vicina alla città, è bassa, ci si può salire da qualunque lato senza problemi e le pendenze sono sempre modeste. Eppure, nonostante questi "difetti" io la considero una vera Montagna. E' un'oasi vicino alla città, ci sono salito moltissime volte per allenarmi, per godere un po di pace, per funghi, per tutto. In vetta c'è una croce costruita dagli operai AMT dell'officina Guglielmetti. La croce, se non erro, è stata posta nel lontano 1982 con una bella cerimonia. Qualche anno dopo ho messo il "tubo" per il libro di vetta.
Ora è li, in ricordo di quanti l'hanno posata e non ci sono più.
Siamo nella prima metà degli anni 80. Ho estinto tutti i debiti contratti per l'acquisto della casa ed ora posso dedicarmi al mio amore: la Montagna. Su consiglio del "vecchi" compro, insieme ad Andrea l'ttrezzatura. Pantaloni rigorosamente alla "zuava", scarponi, ramponi, piccozza e tanti altri ammennicoli molto belli a vedersi, ma dei quali non cononscevo minimamente la funzione... Con Andrea ci mettiamo d'accordo per una salita da effettuarsi il giorno seguente. Alla sera metto tutto nello zaino, insieme ad una serie di provviste alimentari utili per almeno cinque giorni di bivacco...
All'alba siamo già in zona. E' inverno e fa freddo, qualche giorno prima era nevicato ed il tempo non è dei migliori. Ci dirigiamo verso la cresta sud, superiamo il bosco e siamo sul Pian della Croce.
Ogni tanto qualche spruzzo di neve cade dal cielo, ma noi proseguiamo. La cima è davanti a noi, è tutta imbiancata ed ha un aspetto che incute timore (era la prima salita che facevamo "da soli").
Superato il pian della Croce siamo alla base del tratto finale: La neve è dura, ghiacciata, scivoliamo sempre e decidiamo di utilizzare , per la prima volta, i nostri attrezzi.
Dagli zaini, esce di tutto: ramponi, piccozze, imbraghi e persino un cordino comprato perche "non si sa mai"... Saliamo come due alpinisti veri, con le piccozze ed i ramponi, ci pareva di essere in Himalaya. In vetta siamo soddisfattissimi: non pensavamo di trovare quelle "difficoltà" e ci sentivamo orgogliosi di averle superate.
Sono tornato sull'Alpe Sisa almeno altre 50 volte, senza mai
ritrovare quelle condizioni e provare quell'emozione.